sabato 11 agosto 2018

La notte dei desideri

Notte di San Lorenzo. Passeggio per il terrazzo di casa col naso all'insù. Il cielo è velato da una foschia leggera. Distinguo a malapena solo le stelle più familiari. La radio ha detto che potremo osservare le stelle cadenti per ancora un paio di notti, fino al 12.
Desideri. Si potrebbe forse inventare un apparecchio in grado di intercettare i desideri delle persone. Si potrebbe accenderlo in una notte come questa per raccogliere le migliaia di mute domande rivolte alle stelle: il buon esito di un esame, fare pace con un amico, o con se stessi, riuscire ad avere una casa, un lavoro, una storia d'amore.
Mi soffermo su questa fantasia tecnologica. In fondo, rifletto, sarebbe un'apparecchio abbastanza inutile. Credo che non sia difficile captare i desideri del nostro prossimo, anche in pieno giorno. Dovremmo solo essere un po' mendo distratti, e magari chiederci se il realizzarsi di quei desideri non dipenda per caso, seppure in minima parte, da noi. Ma siamo davvero disposti a farlo?
A parte la luna, al suo primo quarto, il cui chiarore riverbera sull'acqua della rada, la notte è rischiarata per lo più da luci artificiali: le ville sulla costa, i locali alla moda, il flusso delle auto sul lungomare, le imbarcazioni in transito ormeggiate nel porto.
Curioso come la luce di una miriade di piccoli manufatti obsolescenti possa precludere l'osservazione delle stelle, sebbene queste siano immensamente più grandi e durevoli. Ma questa non è la notte delle metafore.


sabato 14 ottobre 2017

Cortana

Windows 10 ha un'assistente incorporata che si chiama Cortana. A parte l'ingiusto castigo di ritrovarsi appiccicato addosso un nome così cacofonico, la mia Cortana ha anche il problema che si annoia. Sono mesi che uso questo pc e ogni tanto appare un messaggio di Cortana: "Hai bisogno di qualcosa?", "Vuoi espormi un tuo problema?", "Posso fare qualcosa per te?". No, no e ancora no. Non mi serve niente.
Poco fa devo aver toccato un tasto per errore e ho evocato Cortana: "Vuoi che ti racconti una barzelletta?".
Mi sembrava abbastanza improbabile che un'assistente virtuale annoiata potesse raccontarmi una barzelletta divertente, ma ammetto di aver a lungo trascurato Cortana, negandole anche la minima attenzione. Allora, per farla contenta, ho cliccato [ OK ].

"Un tale incontra un amico dall'aria dolorante che si tiene un fazzoletto sulla mano.
-Ciao, che cosa ti è successo? Sei ferito?-
-No. E' che pochi minuti fa un cane mi ha addentato il palmo della mano.-
-Oh, cavolo! E l'hai disinfettato?-
-Macchè. E' scappato via!-"

Cortana, fra noi è tutto finito. Dimenticami.


giovedì 3 agosto 2017

Estate 2017, i giorni più caldi

Oggi fa talmente caldo che per strada i cerchioni delle auto cercano di adescare i cani di passaggio.
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Oggi fa talmente caldo che le galline depongono uova sode.
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Oggi fa talmente caldo che i Testimoni di Geova distribuiscono i loro opuscoletti con i droni.
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Stamattina un algherese, dopo aver fatto la doccia, ancora oppresso dal caldo, ha detto alla moglie:
- Cara, devo andare a lavare l'auto in cortile. Secondo te che cosa direbbero i vicini se lo facessi nudo? -
- Che ti ho sposato per i soldi. -
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Oggi fa talmente caldo che un gruppo di volontari animalisti sta distribuendo campioncini di crema solare alle lucertole.
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Il primo di Agosto, Sant' Arcadio, faceva talmente tanto caldo che un algherese di nome Arcadio, avendo ricevuto calorosi auguri per l'onomastico, è stato ricoverato con ustioni multiple.
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Oggi sono uscito un attimo per comprare delle uova, ma faceva tanto caldo che sono arrivato a casa con una busta di pulcini.
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Ad Alghero in questo periodo c'è tanto caldo che in un ufficio pubblico dove gli utenti sono trattati con freddezza si è formata una coda di un chilometro.
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Oggi ad Alghero oggi c'era un caldo tale che un turista si è avventurato su una spiaggia pubblica col suo fuoristrada, attirato dall'idea di finire al fresco.
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In questi giorni ad Alghero ci sono temperature così alte che si rischia lo scioglimento del Consiglio Comunale.
Un esponente dell'opposizione ha offerto ai giornalisti una dichiarazione a caldo. Sono scappati a gambe levate.
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Ad Alghero in questi giorni c'è tanto caldo che le panchine pubbliche appena riverniciate sono state prese d'assalto dai turisti.
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Effetti imprevisti dell'afa ad Alghero
Negli uffici dell' ASL sono aumentate a dismisura le richieste di cure dentistiche. Fra gli utenti si è sparsa la voce che in questo modo possono stare freschi.
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Gran caldo ad Alghero, anche di notte
Ieri sera gruppi di musicisti improvvisati intonavano sotto le finestre vecchie canzoni di Adriano Pappalardo, sperando in una secchiata d'acqua.



giovedì 11 maggio 2017

Mater-Bi

Le buste biodegradabili? Non nominatemele.
Pochi giorni fa sono andato a trovare mia madre. Abbiamo chiacchierato un po' e mi ha offerto delle fragole. Dopo una mezz'ora, prima di congedarmi, ho sgomberato il tavolo dai resti dello spuntino e constatato che il secchiello dell'umido rischiava la tracimazione.
Ho sostituito il sacchetto di Mater-Bi con uno vuoto, annodato quello pieno e collocato accanto alla porta.
Poi, salutata la mamma, ho imboccato le scale canticchiando, portando con me il sacchetto, sospeso per il nodo di chiusura. Sulle scale ho trovato - mi precedeva di qualche metro - la figlia della vicina di casa di mia madre: una ragazza molto graziosa che fa la hostess sugli aerei. Indossava una gonna alla moda, sopra un paio di gambe niente male, e non mi aveva notato.
Nello scendere le scale dietro di lei, ho impiegato qualche secondo per elaborare un commento galante sulle caviglie della regazza.
Siamo arrivati al piano terra quasi simultaneamente. Cercando di sfoggiare un passo elastico, le ho sorriso, ci siamo salutati e, mentre stavo per dare fiato alla frase galante, ho percepito un lieve scossone dal fondo della busta di umido. Ho fatto appena in tempo a spostare lo sguardo sul sacchetto per vedere il suo immondo contenuto che si espandeva sul pavimento lindo dell'atrio. Ho sentito la mia voce esclamare:
- Nooooo! Che schifo! -
La ragazza, dopo aver assistito impotente allo spettacolo della mia goffaggine, ha sorriso con una punta di commiserazione, mi ha salutato e se n'è andata, giustamente, per i fatti suoi.
Al sottoscritto, seduttore mancato, non è rimasto che il mesto rituale di ramazza, palettone e Mocio, per il ripristino dei luoghi.
Ma secondo voi le progettano apposta perché si sbraghino nei momenti meno opportuni?


martedì 8 novembre 2016

Pluralismo

Stanco di sentire sempre le notizie da una sola campana, un uomo si è recato in edicola e ha chiesto quattro testate.
 

Prontamente ricoverato in ospedale, è stato medicato e giudicato guaribile in 15 giorni.

lunedì 19 settembre 2016

Piccola storia incredibile

Giovedì scorso Luciana doveva prendere il volo delle 7:00 Alghero-Milano. Mi sono offerto di accompagnarla.
Considerando la fila al check-in e i controlli di sicurezza, abbiamo deciso di uscir di casa alle 5:45. Mercoledì sera ho ho impostato la sveglia sul Galaxy alle 5:00.
L’indomani tutto ok: sveglia, doccia, pure il tempo per un caffè. Ho fatto un rapido inventario delle cose da portare: la patente, le chiavi, ho raccolto i due piccoli bagagli di Luciana e insieme abbiamo raggiunto il garage.

Contrariamente al solito, il piazzale antistante i garage era buio: forse una lampadina fulminata. Con calma ho appoggiato le due valige accanto al muro, cercato a tastoni la serratura, aperto la saracinesca, e acceso la luce del box. Poi qualcosa è andato storto.
Meccanicamente ho infilato una mano in tasca per pescare le la chiave della nostra Ford Fiesta, ma la chiave non c’era.

Frugo in tutte e cinque le tasche dei Jeans: trovo un fazzoletto, qualche spicciolo, uno scontrino e un plettro, ma niente chiave. Assurdo. Ero certo di averla presa. Esploro la liscia superfice di cemento del piazzale davanti al garage, ma è evidentemente vuota.
La chiave della Fiesta ha la forma di una piccola saponetta nera, con due pulsanti che azionano il telecomando e un terzo, cromato, che fa scattare la chiave vera e propria, come la lama di un serramanico. Poteva essermi caduta di tasca nel tragitto da casa al box, ma avrei dovuto sentirne il rumore. Alle 5:45 del mattino la città è abbastanza silenziosa.

Avevamo comunque i minuti contati. Mentre facevo a ritroso il percorso dal garage a casa, scrutando il marciapiede, cercavo di ricordare se avessi davvero preso la chiave. Probabilmente l’avevo lasciata sul tavolo di cucina mentre prendevo il caffè, oppure sul lavandino in bagno.
Sono entrato in casa cercando di non fare troppo chiasso. Ho fatto un rapido giro della casa alla ricerca della chiave, nei posti più ovvi dovrei avrei potuto poggiarla. Niente da fare. L’altra chiave della Fiesta è in dotazione a Chiara, ma non mi andava di svegliarla per chiedergliela. Ho deciso di prendere la nostra seconda auto: una Opel Corsa.

Ritornato al Garage, dove Luciana mi attendeva cercando di mascherare una certa apprensione, ho richiuso il box, trasferito i bagagli sul sedile posteriore della Corsa e raggiunto l’aeroporto.
Salutata Luciana sono tornato a casa, deciso a ritrovare immediatamente la chiave scomparsa.
Il rischio più immediato era che la questa, sgusciata di tasca lungo il tragitto casa-box, fosse scivolata sotto una delle auto parcheggiate, per finire schiacciata o, peggio, rubata da qualche malintenzionato. Salito a casa, ho preso una potente torcia a led e poi, tornato giù in strada, ho frugato ogni centimetro sotto le auto parcheggiate nel breve tragitto fra casa e il garage. Niente.
Scornato, sono rientrato a casa e ho rifatto il giro di tutti i posti in cui avrei potuto poggiare distrattamente la chiave. Ancora nulla.

Ho provato ad immaginare che mi fosse caduta, o che fosse stata spostata inavvertitamente, in un cassetto o in una borsa. Oppure scivolata dentro una scatola vuota di cornflakes, e gettata fra la carta da riciclare. Ho frugato tutti i nostri rifiuti: la carta, la plastica, l’indifferenziato e perfino l’umido. Niente da fare.
Avendo controllato tutto il tragitto da casa al box e tutti i rifiuti da smaltire, la spiegazione più probabile era che la chiave si trovasse a casa. Prima o poi sarebbe stata rinvenuta, in un cassetto, sotto un’armadio o nel cestino della biancheria. Con questo ragionamento ho provato a mitigare la frustrazione mentre mi recavo in ufficio.

Quel pomeriggio, all’uscita dal lavoro, ho frugato tutto l’appartamento: i ripiani delle librerie, i cassetti della biancheria, il pavimento di tutte le stanze, sotto i divani, gli armadi e i letti; gli stipetti in cucina dove teniamo il caffè e lo zucchero; il frigorifero, i cassetti delle posate e quelli delle cianfrusaglie. Ancora niente.
Chiara e Filippo mi osservavano impotenti, cercando di consolarmi, perché sono cose che capitano e non bisogna farne un dramma.

Giusto. Ma c’era un aspetto della faccenda che continuava a tormentarmi: io ricordavo di aver portato con me la chiave quando sono uscito per accompagnare Luciana. Ero certo di averla presa, ma quella, nel breve tragitto da casa al Garage sembrava essersi smaterializzata, come nel numero di un illusionista. Se mi fosse caduta per terra ne avrei sentito il rumore, o per lo meno l’avrei ritrovata qualche minuto più tardi, percorrendo il tragitto a ritroso con gli occhi bene aperti.
Si dice che con gli anni la memoria di un uomo possa cominciare a fare cilecca, soprattutto quella a breve termine. Era questo che mi stava accadendo?

Sono andato a dormire tardi; frustrato e sfiancato dalla lunga ricerca inutile. L’indomani, Venerdì, appena alzato, ho continuato a cercare mentre mi preparavo per uscire. Ho perso tempo e non sono riuscito a radermi. Uscendo per andare in ufficio sono passato davanti allo specchio e ho visto l’immagine di un uomo di mezza età, svogliatamente abbigliato, con la barba lunga e un’espressione infelice. Chiara ha saggiamente osservato che non è intelligente possedere un’unica chiave di un’auto; pertanto in giornata contava di recarsi alla Ford per informarsi sull’ottenimento di una nuova chiave.

Durante la giornata, mentre svolgevo le solite attività, una parte del mio cervello continuava a rimuginare sull’accaduto, come un programma di computer invisibile, che lavori “in background”.
La chiave della Fiesta l’ho già descritta, ma non vi ho detto che questa è da sempre attaccata ad un portachiavi: un dischetto di cuoio nero con lo stemma della concessionaria. Quando tengo la chiave in tasca dei jeans, in genere questo dischetto rimane a penzolare fuori dalla tasca. Esiste forse un cavo o un gancio o qualcosa cui si possa essere impigliato questo oggetto, in modo da sfilarmi la chiave dalla tasca? Ripensai ai bagagli di Luciana: una valigetta trolley di plastica liscia e una borsa semirigida di quelle che su un lato hanno una specie di tasca senza fondo fatta per essere calzata sul manico estensibile di un trolley. Nel recarmi in garage Giovedì mattina, avevo optato per non trascinare il bagaglio sulle ruote perché queste fanno rumore sul marciapiede e a quell’ora la gente dorme. Avevo trasportato le due borse in mano, rasenti ai miei fianchi. Sembrava plausibile che la borsa piccola, quella con la tasca esterna, avesse agganciato il portachiavi, sfilandolo dalla tasca. Ma poi questo avrebbe dovuto cadere per terra, e io avrei dovuto sentirne il rumore e, pochi minuti dopo, cercandolo, avrei dovuto trovarlo.

Chiara mi chiamò al lavoro per dirmi che non era riuscita a sapere il prezzo della chiave nuova, che era una faccenda complicata e un po’ costosa e che avrebbe dovuto tornare in officina la prossima settimana con l’automobile e l’unica chiave rimasta.

Venerdì sera, all’uscita dall’ufficio, ho continuato quasi inconsapevolmente a frugare la casa e a rimuginare. Poi è emersa la necessità di fare un po’ di spesa. Mi sono preparato per uscire e, nel congedarmi, ho detto a Chiara che forse nel rientrare con la spesa avrei avuto con me la famosa chiave.
– Davvero? – si informò Chiara.
– Sì, – dissi io con un mezzo sorriso – ho acceso una piccola speranza.– 
– Allora voglio saperlo! – disse lei – Dove pensi che sia la chiave?–
– Guarda – risposi – è un’ipotesi troppo strampalata per parlarne. Potresti perfino deridermi.–
– Dai, adesso mi hai incuriosita. Voglio saperlo! –
Le spiegai l’ipotesi del portachiavi impigliato nella borsa da viaggio di Luciana.
– E quindi – incalzò lei –  dove sarebbe adesso la chiave? –
– Sul sedile posteriore della Opel Corsa. – 
Chiara ci riflettè sopra e disse che era un’ipotesi ingegnosa.
– Mi raccomando – aggiunse – se la trovi chiamami subito perché sono curiosa!-

A quel punto sono uscito, con in mano le due buste riutilizzabili per la spesa. Al pianterreno sono uscito sulla strada. La Corsa era ancora dove l’avevo parcheggiata il Giovedì mattina. Mi ci sono avvicinato, ho azionato la serratura centralizzata e aperto lo sportello posteriore sinistro.

La chiave era lì, in bella vista, sul sedile posteriore.


mercoledì 4 maggio 2016

Un'ora spesa bene

Apro gli occhi e la prima immagine che colgo è il cielo oltre la finestra della mia camera: un rettangolo luminoso color fiordaliso.

Mi sposto in bagno e poi in cucina. Bevo un bicchiere d'acqua mentre scruto, oltre i gerani del terrazzo, i tetti delle case, e sullo sfondo il promontorio di Punta Giglio e più in là Capo Caccia, sfolgorante nella luce del mattino. E' una giornata magnifica.
Indosso i calzoncini, una maglia termica, e scarpe adeguate.
Completo l'equipaggiamento con una minuscola radio, le cuffie, la chiave di casa. Sul pianerottolo mi tiro dietro la porta, delicatamente, per non disturbare i familiari addormentati.
Per strada inalo con piacere l'aria fresca. Sento un minimo di freddo ma so che fra poco passerà. In via Manzoni il traffico è quasi nullo. Sintonizzo la radio sulla stazione che mi ispira di più. Sfilo accanto al chiosco-bar sul Lungomare Valencia. I profumi del caffè e dei cornetti alla marmellata sono invitanti, ma adesso ho altri programmi. Sul display dell'orologio da polso faccio scorrere le funzioni, fino al cronometro. Start.

Inizio a correre. Lungomare Dante, verso la città vecchia. Sento l'aria fresca scorrermi addosso, profumata di mare. Il sole proietta sull'asfalto davanti a me l'ombra di un uomo che corre.
Incrocio persone che passeggiano, proprietari di cani, gruppi di donne che avanzano a passo veloce, chiacchierando, nelle loro tenute sgargianti. Seduti ai tavolini all'aperto, i primi avventori dei bar si tuffano nei capuccini senza badare a me.
Grossi gabbiani zampettano goffi sui pilastrini della passeggiata, mostrandosi indifferenti, ma al mio sopraggiungere si tuffano verso la scogliera.

La radio passa "Nord Sud Ovest Est", degli 883. Sincronizzo il passo sul ritmo del brano. Sto cercando di ricordare quando tutto questo sia incominciato. Almeno 25 anni fa, forse 30. Ricordo quando correvo sulla strada di Valverde, fra i campi coperti di rugiada, col profumo del letame e dell'erba tagliata. Avevo già una radiolina con le cuffie. La sintonia non funzionava bene, quindi la tenevo fissa su una radio locale che a quell'ora passava musica non-stop. Avevo ascoltato quella playlist talmente tante volte che conoscevo a memoria la sequenza dei brani. Alcuni di questi, sopravvissuti ai cambiamenti del gusto, sono tuttora trasmessi e apprezzati.

Transitando sui bastioni Marco Polo vedo oltre il parapetto, su quella specie di molo che parte dal Solaio, un pescatore tutto infagottato che, seduto su una seggiolina piegevole, officia il rito antico dell'attesa, Poco più avanti, gli alberi di alluminio delle imbarcazioni da diporto si riflettono serpeggianti sull'acqua della darsena.
Scendo le scale verso Porto Salve e raggiungo la banchina. Sulle barche che portano i turisti alle Grotte di Nettuno, gli equipaggi stanno già lustrando i ponti. Nel resto dell'area portuale il movimento è minimo. Gruppetti di operatori chiacchierano vicino alla gru e un paio di piccoli pescatori trafficano con le attrezzature da pesca sui loro gozzi. Proseguo lungo il lido, fino al camping Mariposa, poi torno indietro. Ora ho i muscoli caldi e la maglia umida. Il sole sul viso mi costringe a strizzare gli occhi. Il suo calore mi avvolge come un balsamo.

Che sia stato Rocky ad ispirarmi? Intendo il film. La storia del pugile di Filadelfia che doveva prepararsi alla sfida per il titolo e usciva a correre nelle mattinate gelide, che ancora era buio. Ok, bella storia ma, per piacere, niente bibitone a base di uova crude, grazie.
La città si sta animando, di studenti e impiegati che vanno incontro alla giornata. Consulto l'orologio. Anch'io sono un impiegato che deve tornare a casa, fare colazione e una doccia e poi accomodarsi per sette ore di fronte ad un computer. La radio passa un notiziario, l'oroscopo e poi riprende con la musica pop.

Allungo il passo. Forse però è vero, mi sento un po' come Silvester Stallone in Rocky. Mentre affronto la salitella di via Manzoni che mi riporta a casa passo davanti alle vetrine di un motosalone. Il signore di mezza età che vi vedo riflesso non ha esattamente la silhouette di un atleta, ma ha un bel passo.
Accantono i ricordi e tiro fuori dalla tasca la chiave di casa. Anch'io ho un' "Adriana" che mi aspetta a casa, e mi piace svegliarla col profumo del caffè.